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Viterbese, fu uomo di grande
cultura, appassionato in particolare di studi grammaticali. Dopo aver
trascorso alcuni anni a Roma dove fondò l'Accademia dello Sdegno, si stabilì
nel 1548 a Venezia, in qualità di correttore della stamperia Valgrisi per la
quale curò ed annotò edizioni di opere di autori italiani (Boccaccio,
Petrarca e Ariosto), tradusse la Geografia di Tolomeo (1574) e compose
un trattato su Le imprese (1572). Nelle annotazioni al Decamerone
(1552) mosse alcune critiche alle Osservationi
nella volgar lingua del Dolce, innescando una vivace polemica. La sua
attività fu intensa e varia e le sue opere trattarono di diversi argomenti,
occupandosi soprattutto di questioni grammaticali e retoriche. Oltre ai Commentarii della lingua italiana
(1581), scrisse altre opere sulla lingua, come: Tre discorsi a M. Lodovico Dolce (1553), Del modo di comporre in versi nella lingua toscana, accompagnato
da un Rimario (del 1559, di larga
diffusione e più volte stampato), Dialogo
ove si ragiona della Ortografia (1566), Le imprese illustri con l'esposizione e discorsi (1572), il Vocabolario delle voci latine con
l'italiane scelte dai migliori scrittori (1588). Bibliografia:
Ghilini 1647: 126-27;
Coretini 1774: 115-16;
Zambrini 1837: 186-87;
Biographie universelle 1854-65: XXXVII, 109-111;
Nouvelle biographie 1855-66: XLII, 913-15;
Pelaez 1949: XXX, 258;
Renda-Operti 1959: 1024-25;
LUI 1968-81: XIX, 483;
Negri R. 1984: IV, 1058;
LIE Autori 1982-91: II, 1550;
Siekiera 1998: 344-46 |